La gioia della cima

La gioia della cima

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Quando si scoprono cose belle non si possono trattenere per sé, si ha voglia di comunicarle per accendere negli altri la gioia della scoperta. La stessa dinamica muove gli uomini di fede che scoprendo la potenza liberante del Vangelo di Gesù, desiderano restituire pace attraverso quella Vita che vince la tristezza della morte e del peccato.

Ecco come nasce questo articolo nel quale si vorrebbe raccontare la bellezza dei panorami, la freschezza del vento che ti gonfia i polmoni e la consolazione che si prova nella salita ad una cima. Abbiamo voluto inserire ancora una vetta in estate per i giovanissimi di AC, e non solo, che avevano voglia di scoprire altri luoghi incantevoli del nostro Abruzzo. Mercoledì 8 agosto, in collaborazione con alcuni amici del CAI della sezione di Vasto che ringrazio per la loro disponibilità, abbiamo voluto visitare il Monte Godi (2011 m.) tra i Comuni di Barrea e Scanno in provincia de L’Aquila. Mi piace pensare che i nostri padri abbiamo voluto attribuirgli questo nome pensando all’etimologia latina “gaudère” che esprime quell’appagamento vivo e pieno dell’animo che porta a rallegrarsi in tutta la propria persona di fronte ad una scoperta; la particolarità di questa salita, infatti, è nascosta proprio nel continuo dispiegamento di nuovi panorami su altre cime non lontane, con la possibilità di apprezzare – in basso – immense conche di origine glaciale che oggi sono ricoperte di immense distese di prati. Come sempre la salita risulta faticosa, ma grazie alla ricchezza dei panorami che si offrono allo sguardo e al respiro rigenerante offerto dal vento generoso, il cammino permette di sognare la vetta e di contemplare l’invisibile oltre il visibile. Non è un caso che la zona è stata visitata anche da Giovanni Paolo II come testimonia una stele posta in suo onore (vedi foto).

Mi chiedo spesso che c’entra una escursione in montagna con il Vangelo? In che modo può aiutare i giovani ad aprirsi alla dinamica del Regno di Dio? Trovo in me alcune risposte che condivido con semplicità e che possono essere tranquillamente applicate ad altre esperienza analoghe. Ripeto spesso a chi condivide con me il cammino in montagna che questa va rispettata nella sua immensità (mai sfidata!), che richiede impegno costante e capacità di rischio calibrato con le proprie forze. Ricordo spesso che senza fatica e un minimo di determinazione non si imparerebbe mai a camminare e mai ad affrontare la vita. La montagna inoltre richiede comunione ossia la capacità di cammino fatto insieme, nella condivisione della strada e nella capacità di offrirsi aiuto. La salita poi non può che simboleggiare la necessaria fatica dei nostri giorni in cui a tutti è richiesto di affrontare quel passo dell’oggi, ossia affrontare mano a mano le prove che si presentano senza sovraccaricarsi di tutte le possibili minacce del futuro. Chi cammina in montagna deve insomma farlo a piccoli passi costanti senza mai scoraggiarsi per il tanto cammino ancora da fare, chi affronta un sentiero sa bene che deve misurare le proprie forze rimotivandosi ad ogni istante e rallegrandosi per ciò che già ha potuto fare. È impressionante come dopo alcune ore di cammino, dall’alto, si possa apprezzare il lungo percorso fatto anche se lentamente. La cima poi, una volta raggiunta, permette di apprezzare i panorami a 360° e di dimenticare tutta la sudata grazie a quel “godimento” interiore che appaga e riempie; è proprio dall’alto che si ridona il giusto valore alle cose forse anche ridimensionando i nostri problemi; forse proprio dall’alto si riesce ad avere una visione di insieme e si apprezza la natura che ci circonda, la vita che ci avvolge e il cielo che ci sovrasta. La montagna avvicina a quel cielo in cui non si sentono i rumori confusi delle nostre città e, nel silenzio, permette forse di innalzare un po’ di più quell’inno di gratitudine a Colui che, per il cristiano, è il Dio Trinitario che si è mostrato nel volto di Gesù.

Quando poi si ha la possibilità di accompagnare alcuni giovani in quei sentieri, la gioia si moltiplica nel riuscire a consegnare un messaggio a chi ha il diritto di scoprire la bellezza, quella bellezza che ancora è presente in questo nostro mondo e che continua ad annunciarci l’Amore del Creatore. Il faticoso ed entusiasmante cammino di salita e discesa del Monte Godi non stanca di meravigliare e costituisce, a mio parere, una preparazione del cuore al Mistero di Dio.

Gesù spesso si ritirava sul monte a pregare per ritrovare l’ascolto profondo della Voce del Padre e così ridiscendere per seminare la Parola di speranza. Chiunque con coraggio vince la forza della pigrizia e sa mettersi in ascolto del silenzio a mio giudizio viene catturato da quel Dio che non dimentica le fatiche dell’uomo promettendogli il cielo come casa. Chiunque sa aprire il cuore agli orizzonti che si aprono dalle cime, imparerà a gioire del sogno di Dio che ha preparato ampi orizzonti a quegli uomini che credono nella vittoria della Vita sulla morte.

 

Don Domenico

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