Dopo una notte in bianco…

Dopo una notte in bianco…

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Aver voluto proporre ai giovanissimi di AC una escursione a Monte Campo a Capracotta (IS) la mattina dopo la notte bianca è stata una sfida che –  per qualcuno – sembrava forse troppo azzardata. Eppure per molti ragazzi l’uscita risultava così allettante da riuscire ad anticipare il rientro notturno pur di non perdere l’occasione di stare insieme. È ciò che è accaduto sabato 21 per un gruppo di Giovanissimi di AC e alcuni genitori che, zaino in spalla, hanno visitato la montagna che con i suoi 1.746 metri di altitudine apre ad un panorama mozzafiato sull’Abruzzo e sull’intero Molise. La giornata luminosa e il vento fresco e sostenuto hanno reso tutto più piacevole e, per l’ennesima volta, la buona compagnia ha fatto il resto.

Alla mia domanda ai ragazzi sul perché nella notte bianca si mandasse musica ad altissimo volume,  i ragazzi mi facevano notare che in quelle esperienze “l’importante non è tanto comunicare ma provare emozioni forti”; alla mia domanda poi sul perché della loro escursione in montagna la loro risposta è stata: “perché insieme stiamo bene e in quota riusciamo ad ascoltare la natura e a guardare ciò che non vediamo altrove… imparando a conoscere il nostro territorio”. Nelle loro risposte scorgo un verbo che noi parroci usiamo spesso: ASCOLTARE. Più volte in estate proponiamo piccoli esercizi di silenzio in luoghi in cui non prende il cellulare chiedendo – a chi vince la pigrizia e trova il coraggio di seguirci – di fare silenzio per accorgersi della vita che li circonda. Solo nel silenzio (e non nel frastuono assordante) si riesce a percepire l’abbraccio della bellezza del creato. Solo nel silenzio si riesce a fare spazio alla voce di Dio. Solo nel silenzio si trova il coraggio di cogliere quel vuoto che ci abita e che non sarà riempito da surrogati, dai mille rumori della notte o dallo sballo dell’alcool. Tutto ciò che ci da piacere per un attimo e non parla alla profondità del nostro cuore lascia inevitabilmente più soli visto che nessuna cosa “finita” può riempire la nostra sete di “infinito”. Quando soffochiamo la nostra parola mostrando solo ciò che può far comodo agli altri, mancherà sempre la passione per la vita. Quando si cerca di mostrare solo una parte di sé, o ci si ferma a considerare l’altro/a solo per una parte del corpo e non nella sua interezza e profondità, ci si usa senza ascoltare il bisogno più profondo di amore. Ascoltare dunque per non ingannarsi. Ascoltarsi per cogliere la verità più necessaria da scoprire: siamo creature pensate per amare e non per fermarci alle emozioni o giocare con gli affetti.

Ecco perché vincere la pigrizia, organizzarsi per fare una esperienza di cammino insieme in montagna,  condividere i talenti e pregare all’aperto può indicare la via giusta ai ragazzi secondo le parole del salmo: “Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero” (Salmo 144).

Oltre che la condivisione del pasto nello spazioso “Prato gentile”, è stato molto utile visitare il “Giardino della flora appenninica”, esemplare di parco curato nei minimi particolari con didascalie che lasciano apprezzare non solo la bellezza delle piante ma anche le loro peculiarità; per il credente si tratta di una manifestazione della fantasia del Creatore attraverso la varietà delle forme e dei colori dei vegetali. Consegno queste righe di riflessione per incoraggiare sempre a cercare le vie che possano aiutare giovani – e non solo – a mettersi in ascolto della voce di Dio che non si stanca di raggiungere l’uomo che sa ascoltare con coraggio i propri desideri più profondi.

Don Domenico Spagnoli

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